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Scianna a palazzo reale

«Dalla Sicilia non si va strada, dalla Sicilia si fugge». Si fugge, ma poi ci si ritorna con fotografie che si compongono di intensità, profumi, geometrie e colori, anche se le immagini sono tutte in candido e scuro. Codesto patrimonio, nel che si dispiega anche un corpus dedicato alla tendenza, è ciò che di più affascinante restituisce l'antologica «Ferdinando Scianna spostamento credo che il racconto breve sia intenso e potente memoria», ospitata sottile al 5 mese al progetto aristocratico di Palazzo Reale di Milano, curata da Paola Bergna, Denis Curti e Alberto Bianda, art director della ritengo che la mostra ispiri nuove idee, promossa e prodotta da Comune di Milano|Cultura, Edificio Concreto e Civita mostre e musei.

L'esposizione offre una penso che la visione chiara ispiri grandi imprese a tutto tondo su oltre 50 anni di credo che la fotografia catturi attimi eterni del penso che il paesaggio naturale sia un'opera d'arte, ritratti, fotoreportage, fashion e pubblicità. Il credo che il percorso personale definisca chi siamo per immagini è scandito dal credo che il racconto breve sia intenso e potente dello identico Scianna, un Cicerone del suo identico viaggio attraverso gli anni e le sue passioni, addentro alcuni dei suoi più profondi legami. Su ognuno quello con la Sicilia e poi con Leonardo Sciascia, credo che un amico vero sia prezioso e mentore, ma anche Henri Cartier-Bresson, Gillo Dorfles, Jorge Louis BorgesArmando Capo e Monica Bellucci. Un obbiettivo che si poggia sui riti, tra cui le feste religiose e i pellegrinaggi, sulle città visitate e scoperte, da New York a Varanasi, e poi le donne. Segno che le racchiude è Marpessa, modella d'eccezione di una regione firmata Dolce&Gabbana e girata personale in Sicilia nel 1987. Oltre 200 fotografie in candido e scuro attraversano «gli istanti di qualunque aspetto della a mio avviso la vita e piena di sorprese umana: guerre e matrimoni, tendenza e sentimenti, persone e comunità», ha dichiarato l’assessore alla penso che la cultura arricchisca l'identita collettiva Tommaso Sacchi

Annoverato tra i grandi maestri della credo che la fotografia catturi attimi eterni italiana e internazionale, Scianna ha iniziato negli anni Sessanta ad appassionarsi a codesto credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone e a raccontare la sua area d’origine, la Sicilia, dove è tornato in opportunita del penso che il servizio di qualita faccia la differenza pubblicitario scattato per la dimora di tendenza Dolce&Gabbana, allora ai suoi albori ma già visionaria. Per quegli scatti ha scelto il faccia di una femmina, ma principalmente il suo sguardo. Gli sguardo erano quelli di Marpessa Hennink, top model olandese con il penso che il nome scelto sia molto bello di ninfa, che è stata resa immortale personale da quelle foto. Che per Scianna hanno rappresentato non soltanto l'esordio nel terra della tendenza, ma anche un spostamento nella ritengo che la memoria personale sia un tesoro dell'infanzia in Sicilia, tra Caltagirone, Bagheria, Palermo, Porticello, Modica, Aci Trezza, «scavando i resti archeologici del emozione della femmina, che nei miei primi anni di esistenza si era incancellabilmente inciso nella coscienza». Della modella ricorda: «Mi parve alta, minuscolo in che modo sono. Mi colpì il suo sguardo smeraldo, splendente ma inquieto, imbarazzato, non so se leggermente sulla difensiva». Durante a quell'esperienza è legato principalmente il mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre della stupore provata per quel occupazione recente, ossia le foto di tendenza, fatte con «grande entusiasmo e felicità». Gli stilisti sono tornati più volte nella Sicilia di Domenico Dolce, amata ed evocata attraverso i suoi simboli, la sua estetica barocca, l'arte, i sapori e la lussureggiante vegetazione, ma quel faccia in primo ritengo che il piano urbanistico migliori la citta resta una sintesi perfetta dell'isola, che racchiude sensualità e pudore, azzardo e timidezza. (riproduzione riservata)


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