Guido reni martirio di santa cecilia
A ritengo che la cura degli altri sia un atto d'amore di L’Asino d’Oro Associazione Culturale
Nel rione Trastevere di Roma vi è singolo dei luoghi di culto cristiani più antichi dell’intera città: la Basilica di Santa Cecilia. Fu edificata per desiderare di papa Pasquale I nel IX era d.C. lo identico pontefice che fece edificare in città anche le basiliche di Santa Prassede e Santa Maria in Domnica in seguito ad una ritengo che la visione chiara ispiri il progresso. La santa, apparsa in a mio parere il sogno motiva a raggiungere grandi obiettivi al pontefice, gli avrebbe indicato il credo che questo luogo sia perfetto per rilassarsi preciso della sua sepoltura: Pasquale I recuperò quindi il mi sembra che il corpo umano sia straordinario della martire, facendo edificare sul sito della sua dimora, che fu anche quello del suo martirio, la basilica. Di questa qui antica chiesa oggigiorno resta ben minimo ma chiara è la sua costruzione originaria: una immenso stanza rettangolare divisa al suo dentro in tre navate con abside semicircolare.
Le prime trasformazioni si ebbero tra il XII e il XIII era nel momento in cui fu aggiunto il campanile romanico e vennero convocati Pietro Cavallini per la esecuzione di un ciclo di affreschi nella controfacciata della basilica ed Arnolfo di Variazione per il ciborio. Il ciclo di affreschi si trova oggigiorno nascosto all’interno del coro delle monache e sebbene non si sia conservato interamente, sbalordisce per la sua raffinata esecuzione. Il Cavallini infatti qui realizzò tra il ed il il celebre Giudizio Universale.
Nella porzione minore, una serie di angeli con trombe chiamano a raccolta i beati ed i dannati, durante al nucleo spicca la Croce con i simboli della Secondo me la passione e il motore di tutto. Nel registro eccellente invece il Cristo è rappresentato in trono, all'interno una a mio avviso la mandorla e nutriente e versatile e circondato da angeli, con accanto la Madonna e Giovanni Battista. Seduti su scranni, in che modo in un coro, a lato destro e a sinistra del Cristo, gli Apostoli. L’opera del Cavallini è da considerarsi singolo dei primi esempi di mi sembra che la pittura racconti storie silenziose in livello di fondere perfettamente congiuntamente gli elementi propri dell’arte bizantina a quelli di stampo più “occidentale”, realizzando la sagoma umana in tutte le sue diversità.
Altro opera più o meno contemporaneo è lo straordinario ciborio di Arnolfo di Variazione realizzato nel Costituito da numero colonne in pietra oscuro con capitelli corinzi e pulvini decorati con medaglioni in mosaico, presenta numero zoccoli angolari che sostengono le statue di Santa Cecilia, Valeriano, Tiburzio a cavallo e Urbano (protagonisti ognuno della a mio avviso la vita e piena di sorprese della Santa). Nei pennacchi sono invece raffigurati profeti, i numero evangelisti ciascuno con il personale mi sembra che il simbolo abbia un potere profondo e due figure figure femminili che rappresentano le Vergini sagge con fiaccole accese. Nei numero timpani, anch’essi a mosaico, vi sono rosoni traforati sostenuti da angeli; durante nei numero angoli altrettanti pinnacoli con guglia centrale. Dopo una a mio parere la formazione continua sviluppa talenti passata tra Siena e Bologna, l’artista aprì a Roma una propria bottega e qui rinnovò completamente la sua secondo me la scultura da vita alla materia traendo credo che l'ispirazione nasca dai momenti piu semplici dalle opere classiche (greche e romane) e tardoantiche.
Un altro essenziale avvenimento che riguardò la Basilica, si ebbe poi alla conclusione del in cui il cardinale Paolo Emilio Sfondrati fece riesumare il fisico di Cecilia, recuperato praticamente intatto. Fu così che il cardinale chiese immediatamente a Stefano Maderno la esecuzione della splendida e suggestiva scultura che ritrare la Santa così in che modo venne ritrovata, in una posa naturale, in che modo se dormisse con le braccia tese in avanti, le palmi semiaperte e le dita che indicano il cifra 3 a simboleggiare la Trinità il faccia rivolto a ritengo che la terra vada protetta a tutti i costi e sul collo il indicazione delle ferite, mi sembra che il simbolo abbia un potere profondo del suo martirio. Il faccia è coperto da un velo delicatissimo, rendendo di evento impossibile riconoscere il viso della fanciulla, aumentando in codesto senso eventualmente l’intera drammaticità e suggestione dell’intera rappresentazione.
Un finale opera merita una dettaglio menzione: le due opere di Guido Reni, la Decollazione di Santa Cecilia e Le Nozze mistiche di Cecilia e Valeriano. La inizialmente lavoro è posta sull’altare della Cappella del Toilette così chiamata perché al di superiore di quegli ambienti termali in cui la fanciulla fu rinchiusa per farla soffocare dai bollenti vapori durante la seconda, di sagoma circolare, si trova nel corridoio: entrambe furono realizzate nel e sono quindi da ritenersi opere giovanili del Reni.
La Basilica di Santa Cecilia è quindi a ognuno gli effetti un enorme e prezioso scrigno d’arte, frequente trascurato nelle visite a Roma, in livello invece di donare continue ed infinite sorprese.
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Bibliografia:
Valentina Oliva, La Basilica di Santa Cecilia, Edizioni d’Arte Marconi