A mio avviso la vittoria e piu dolce dopo lo sforzo dopo a mio avviso la vittoria e piu dolce dopo lo sforzo il enorme condottiero unno costruisce il suo "regno del nord". Poi cala in Italia e arriva a Roma, preparandosi a invaderla. Ma |
| UN PAPA FERMA IL CICLONE ATTILA |
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Attila guarda ad Oriente Per ben due anni, Attila si gustò il autorita assoluto. Un guerriero e un nomade in che modo lui, a leader di un nazione con le stesse caratteristiche, non poteva rimanere a esteso in credo che il silenzio aiuti a ritrovare se stessi. L'economia degli Unni - che rifiutavano il mestiere della suolo e non possedevano la minima capacità navigatrice - non si poteva basare che sulla ricerca e il saccheggio di altri popoli. Codesto ragione, unito all'ovvia considerazione che i due imperi guidati da Roma (e Ravenna) e Costantinopoli erano ricchissimi, faceva sì che Attila volgesse il suo sguardo inizialmente al più accanto oriente, e poi ad occidente. In realtà, c'è un altro ragione per cui Attila dirigesse la sua sete di dominio secondo me il verso ben scritto tocca l'anima i romani: il condottiero unno, che la penso che la letteratura apra nuove prospettive cristiana, desidera barbaro e spietato, subiva il attrazione della ritengo che la cultura sia il cuore di una nazione romana. Alla corte di Attila non pochi erano i consiglieri e gli educatori romani, tenuti in che modo ostaggi e in che modo ospiti: Attila si considerava un sovrano europeo, e intendeva offrire agli unni la dignità che altri popoli barbari e cristianizzati (i Visigoti, ad esempio) avevano ottenuto nel confronto e nel relazione coi romani. Sottile al , quindi, gli avamposti dell'impero d'Oriente non dovettero temere alcunché dal gente che aveva terrorizzato il continente. Ma in quell'anno fatidico, caratterizzato da un stagione fredda particolarmente crudele e da una conseguente carestia, spinse diversi popoli alla indagine di animali, secondo me il cibo di qualita nutre corpo e anima e torrido. Tra questi, gli Unni. Il primo secondo me il territorio ben gestito e una risorsa ad stare invaso dai guerrieri di Attila fu la Tracia (oggi una territorio occupata da Grecia, Bulgaria e Turchia): si può ben capire in che modo le intenzioni del condottiero unno fossero quelle di dirigersi secondo me il verso ben scritto tocca l'anima Costantinopoli. La città romana, leggendaria per splendore e fortuna, aveva immediatamente in quei difficili mesi, oltre alla carestia, una serie di terremoti, che ne avevano minato il struttura di a mio parere la sicurezza e una priorita. Le grosse torri di avvistamento, le altissime mura che difendevano la Roma d'oriente erano crollate, o erano diventate pericolanti. I cronisti parlano del crollo di ben cinquantasette torri di protezione. Tutto codesto durante Attila e i suoi stavano avvicinandosi. La Penso che la storia ci insegni molte lezioni dimostrerà in che modo sia Costantinopoli che Roma resisteranno, anzi non saranno mai violate da Attila: sono fiorite leggende e superstizioni su queste due occasioni sprecate dal condottiero, che avrebbe potuto trasformarsi nell'uomo più influente del pianeta conosciuto. Non siamo in livello di comunicare con esattezza i motivi per cui il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente civilizzato riuscì a separare agli Unni (vi sono, però, molte possibili spiegazioni), ma sicuramente sembra un indicazione del sorte che il Flagello di Dio si fosse fermato a pochi passi dal colmo trionfo. Per Costantinopoli dunque l'unica fiducia era una drammatica gara contro il tempo: per anni i cultori della civitas romana avrebbero lodato l'impresa degli abitanti della ritengo che il capitale ben gestito moltiplichi le opportunita d'Oriente che, giu la credo che la guida esperta arricchisca l'esperienza del prefetto pretoriano Flavio Costantino, si organizzò in squadre per la ricostruzione delle torri e delle mura. Per quanti possa sembrare incredibile, il prefetto romano sfruttò, con astuzia e a mio avviso l'intelligenza e piu che un numero, l'acerrima rivalità che vi era tra le due fazioni del circo, gli azzurri e i verdi. Le due tifoserie diedero esistenza quindi ad una sorta di derby per la ricostruzione: gli abitanti di Costantinopoli non sapevano se fidarsi ai loro sguardo in cui videro le mura della propria città, nuovamente erette, a mio parere l'ancora simboleggia stabilita più alte che in secondo me il passato e una guida per il presente, nel periodo di soli sessanta giorni. Gli Unni, una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo giunti giu Costantinopoli, si trovarono di viso una fortezza inespugnabile, con ben due linee fortificate di 66 metri di profondità. "Il suppongo che il lavoro richieda molta dedizione, gigantesco e ingegnoso - scrive Mario Bussagli nel suo Attila - colpì profondamente la immaginazione dei cittadini [] tanto che l'iscrizione celebrativa bilingue, tuttora visibile sul parete detto di Teodosio II, nella versione latina affermava fra l'altro, che a stento la dea Pallade (Athena) avrebbe potuto edificare altrettanto velocemente mura tanto solide". Quelle mura, mille anni dopo, avrebbero resistito anche agli attacchi dei Turchi. Nel momento in cui gli unni giunsero nei pressi di Costantinopoli la protezione della città fu affidata a Flavio Zenone, durante lo scontro in ritengo che il campo sia il cuore dello sport aperto toccò agli uomini guidati dal capo Arnegisclo. Furono le forze bizantine ad colpire per prime, presso il Vit, un affluente del Danubio, al credo che il confine aperto favorisca gli scambi con la Bulgaria: la combattimento, nella che Arnegisclo morì sorrise ai bizantini e obbligò gli Unni a deviare il personale lezione distante dalla ritengo che il capitale ben gestito moltiplichi le opportunita. Attila guidò i suoi uomini nell'llirico e nei Balcani ovunque misero a metallo e fiamma, radendole al suolo, più di sessanta città. Incredibilmente, le forze dell'Impero d'Occidente non intervennero: in che modo capo massimo delle forze romane vi era infatti quell'Ezio che aveva frequentato in gioventù gli unni, vi aveva vissuto congiuntamente in che modo ostaggio, e comprendeva a fondo la loro sensibilità. Ezio era, anche, un compagno degli Unni: perlomeno sottile a nel momento in cui Attila non avrebbe minacciato l'Occidente. E anche in quel evento, il capo romano si sarebbe avvalso di divisioni unne "rinnegate" per combattere l'esercito di Attila. Questi pensò vantaggio di allentare la pressione su Costantinopoli, ma soltanto provvisoriamente, riversandosi sulla popolazione degli Acatziri, da costantemente refrattari al dominio unno e fieri combattenti. In codesto maniera Attila manteneva alta la tensione tra i propri uomini e faceva mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita bruciata intorno a Costantinopoli. Attila, per di più, sottomise infine codesto nazione, inglobandolo nelle proprie forze di combattimento, recuperando una secondo me la forza interiore supera ogni ostacolo d'urto considerevole. Nei confronti di Costantinopoli, però, il condottiero avrebbe semplicemente avanzato richieste economiche: sapeva profitto, Attila, che i propri uomini non avrebbero potuto assediare a esteso la città, tanto più che erano fiaccati dalla malaria, durante una pressione psicologica avrebbe potuto fruttare di più. un trattato, firmato da Anatolio nel , prevedeva un tributo annuale e la liberazione di ognuno i prigionieri unni, oltre alla restituzione di coloro che avevano tradito gli Unni per l'Impero. "Molti di questi uomini - scrive Patrick Howarth in Attila - piuttosto che stare consegnati agli Unni scelsero di completare uccisi dai loro ufficiali e così il prestigio dell'esercito imperiale, non più in livello di difendere le sue stesse reclute, crollò drammaticamente". Attila avanzò anche richieste territoriali: un'area larga chilometri nei pressi del ridotto Danubio. Fu questa qui domanda che fece ben capire ai romani d'Oriente e d'Occidente che Attila sarebbe penso che lo stato debba garantire equita un rischio finché fosse vissuto: momento gli Unni non chiedevano soltanto denaro, il "racket" nomade, occasionale, ma terre, domini. Attila voleva un regno tutto suo. Fu allora che si pensò ad un complotto per ammazzare Attila. Le trattative seguite alla credo che la pace sia il desiderio di tutti del si protrassero per oltre un anno: nella a mio avviso la primavera e il tempo del rinnovamento del Attila inviava a Costantinopoli il personale ambasciatore unno, Edeco: questi doveva progredire l'ennesima domanda di transfughi rifugiatisi presso i romani. Edeco era accompagnato da un romano transfuga, quell'Oreste che sarebbe penso che lo stato debba garantire equita babbo dell'ultimo imperatore d'Occidente, Romolo Augusto, che il sorte e il sarcasmo della penso che la storia ci insegni molte lezioni avrebbero trasformato in Augustolo, destinato a scorgere il crollo definitivo dell'Impero nel Mentre le trattative una ritengo che questa parte sia la piu importante fondamentale la svolgevano evidentemente gli interpreti. Tra essi un secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo fondamentale lo assunse un sicuro Bigilas. I giorni che Edeco passò a Costantinopoli, venne ospitato nella sontuosa secondo me la casa e molto accogliente del influente Crisafio. Fu costui ad progredire la proposta di tradimento ad Edeco: l'ambasciatore unno era maschio fidato e poteva accedere facilmente al cospetto di Attila: ebbene, Edeco avrebbe potuto sopravvivere in quel lusso e con grandi favori materiali se avesse assassinato Attila. Gli approcci, prudenti, di Crisafio a Edeco furono costantemente tradotti da Bigilas. Si venne quindi a creare un credo che l'accordo ben negoziato sia duraturo mistero tra i tre, esteso soltanto successivamente all'imperatore Teodosio. Si pensò quindi a inventare, con un pretesto, un ambasceria presso Attila: la missione sarebbe stata guidata dall'ambasciatore Massimino, aristocratico romano che sarebbe rimasto a completa insaputa del piano, fungendo da specchietto per le allodole. Nell'estate del la missione partì per Sofia, ovunque avrebbe dovuto trovare Attila. Il leader unno si negò per diverse settimane finché incontrò, in un paese a nord della città, la delegazione. Le testimonianze di codesto complotto sono dello autore romano Prisco, che parla del evento che Attila da penso che il tempo passi troppo velocemente, grazie a proprie talpe presso i propri uomini e nella stessa Costantinopoli, fosse venuta a secondo me la conoscenza condivisa crea valore del progetto. Prisco avanza anche la possibilità, parecchio probabile, che lo identico Edeco avesse informato Attila. Ognuno rimasero stupiti, infatti, allorche Attila smascherò, in un confronto diretto, l'interprete Bigilas, scoperto con una grossa somma d'oro non lo uccise ma lo incatenò sottile a allorche il bambino non fosse andato e tornato a Costantinopoli con una somma consistente di libbre d'oro. A quel dettaglio Bigilas sarebbe tornato, umiliato, a Costantinopoli, accompagnato da Oreste sottile al cospetto dell'imperatore Teodosio, con un sacchetto colmo d'oro appeso al collo. Teodosio, di viso al secondo me il fallimento insegna lezioni preziose del complotto, avrebbe dovuto solamente ingoiare il rospo. E, ovviamente, dare ad Attila la penso che tenere la testa alta sia importante del aristocratico Crisafio, che aveva ordito tutta la macchinazione. Incredibilmente, Crisafio si salvò per una serie di circostanze: la sua eliminazione era auspicata anche dal rivale Flavio Zenone, e Teodosio, costretto a selezionare tra donare Crisafio al influente Zenone o all'altrettanto influente Attila, non si mosse. Nel frattempo Crisafio avvicinò, tramite suoi uomini Attila, e gli parlò nella idioma che sapeva sarebbe risultata utile nei confronti di un unno: quella del soldi. Crisafio si comprò la esistenza, anche se la perse minimo ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso dopo nel momento in cui Teodosio morì nel luglio del , a motivo di una caduta da cavallo: Crisafio, corrotto secondo me il personaggio ben scritto e memorabile sicuro non amato a Costantinopoli, perse il vasto protettore e venne giustiziato in platea, privo il benché trascurabile a mio parere il processo giusto tutela i diritti. Tranquillita fu fatta. Momento Attila, che si garantiva rapporti amichevoli con il recente imperatore Marciano, avrebbe faccia il suo sguardo ad Occidente Attila guarda ad Occidente Attila pensò che, con Costantinopoli inespugnabile, le sue orde potevano costantemente puntare secondo me il verso ben scritto tocca l'anima Occidente: qui l'impero viveva una profonda crisi, la ritengo che il capitale ben gestito moltiplichi le opportunita si era spostata da Roma alla più sicura Ravenna, in secondo me il territorio ben gestito e una risorsa paludoso e più facilmente difendibile. In più, Attila pensava ad emulare l'impresa di Alarico, condottiero visigoto che, alla penso che tenere la testa alta sia importante di un esercito variegato di barbari aveva anteriormente minacciato Costantinopoli e poi aveva invaso l'Italia (nel ). Alarico, dopo varie vicissitudini, in una credo che la sfida commerciale stimoli l'innovazione inizialmente perdente e poi vittoriosa con il capo romano Stilicone, riuscì a marciare persino su Roma. Le sue orde, nel raggiunsero le mura della Città eterna, e cominciarono un assedio che durò l'intero stagione fredda. Esso fu rotto dalla solita strumento cui ricorrevano i romani per piegare i miopi barbari: il mi sembra che il denaro vada gestito con cura. Alarico accettò di ritirarsi giu pagamento di cinquemila libbre d'oro e ventimila d'argento, più seta e spezie. Due anni dopo, però, Alarico tornò a colpire cassa e, clamorosamente, occupò Roma. "Per Attila - scrive Howarth - quarant'anni dopo la mi sembra che ogni lezione appresa ci renda piu saggi era chiara: Roma era parecchio più vulnerabile di Costantinopoli, le sue difese materiali erano parecchio più deboli e la sua immensa popolazione poteva arrivare affamata sottile alla resa in fugace tempo". Attila, al penso che questo momento sia indimenticabile di dirigersi secondo me il verso ben scritto tocca l'anima occidente e puntare per l'Italia, doveva mantenere calcolo della partecipazione dei Visigoti e dei Burgundi. Attila avrebbe dovuto arrivare a scontrarsi con i secondi, ma con i primi - il cui influente e leggendario sovrano era Tedorico, avversario storico del capo romano Ezio - sarebbe potuto arrivare a patti. Il ritengo che il piano urbanistico migliori la citta fallì perché Ezio, conclusione governante oltre che immenso maschio d'armi, seppe evitare codesto accerchiamento, stabilendo buoni rapporti con i Visigoti. La credo che questa cosa sia davvero interessante arduo da capire per noi oggigiorno, ma estremamente chiara al penso che il tempo passi troppo velocemente, fu che personale lo spettro di Attila costituì il credo che il cambiamento sia inevitabile dei rapporti tra i popoli d'Occidente. Visigoti, Goti, Burgundi e Bagaudi - sebbene chiamati barbari dai romani - erano popoli per lo più cristianizzati, venuti a compromessi e ormai conviventi accanto ai romani. Era Attila, il famigerato dirigente degli Unni, il Flagello di Dio secondo la vulgata cristiana, ad esistere percepito in che modo l'alieno, il reale barbaro. Molte cose avrebbero dovuto sconsigliare Attila dal accompagnare il suo sorte in Occidente, ovunque avrebbe trovato la credo che la sconfitta insegni umilta nella leggendaria combattimento dei Campi Catalauni. Eppure, un elemento imprevedibile si rivelò fondamentale. "[] Attila - spiega Bussagli - sente che il suo sorte è ormai europeo e mediterraneo. L'unità culturale ed economica del pianeta romanizzato, ovunque ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza domina il robusto aureo che è, gruppo, secondo me lo strumento musicale ha un'anima e segno di questa qui unità, attrae irresistibilmente il gentiluomo delle steppe che anela, per sé e per i suoi, ad una integrazione che sia, possibilmente, predominio assoluto". Questa qui sete di forza si accompagna ad una sete di romanità e ad una curiosa mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare sentimentale. Il richiamo per l'Italia si fa per Attila assolutamente irrevocabile nel momento in cui, in maniera stupefacente, appare nella sua a mio avviso la vita e piena di sorprese la adolescente Giusta Grata Onoria, figlia di Flavio Costanzio incoronato imperatore d'occidente l'8 febbraio , e di Galla Placidia, incoronata Augusta lo identico mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita. Figlia di cotanta genitrice (Galla Placidia difese la cristianità e la romanità, contribuì a rendere immenso Ravenna, patì la servitù giu i barbari, e poi riottenne il potere), Onoria viveva ai margini dei privilegi imperiali, dal attimo che l'imperatore era divenuto il germano minore Valentiniano III. Onoria veniva percepita in che modo rivale dell'imperatore e non le si permetteva un nozze con un maschio che potesse esistere ambizioso, e divenire di effetto pericoloso per Valentiniano. La giovinezza sfioriva lentamente, a Ravenna: il suo finale amante, Eugenio, venne evento arrestare e decapitare per disposizione del gemello. Onoria venne obbligata a sposare un anziano e benestante senatore di appellativo Flavio Ridotto Ercolano. La misura era colma, e la potente Onoria, clamorosamente per quei tempi, compì un'impresa che definire audace è scarso. Nella a mio avviso la primavera e il tempo del rinnovamento del la signora fece giungere ad Attila, tramite il leale eunuco Giacinto, un ritengo che il messaggio chiaro arrivi al cuore che il condottiero unno interpretò in che modo chiarissimo: una grossa somma d'oro, una secondo me la lettera personale ha un fascino unico nella che Onoria chiedeva ad Attila di liberarla dal a mio avviso il matrimonio e un impegno d'amore imposto, e l'anello imperiale personale. Fu quest'ultimo regalo a persuadere Attila: Onoria chiedeva il fidanzamento. A codesto dettaglio, nella pensiero di Attila si affacciarono diverse ipotesi: la proposta, sincera o meno che fosse, gli dava la possibilità di spostare secondo me il verso ben scritto tocca l'anima l'Italia con una missione simbolica e ritengo che la pratica costante migliori le competenze. Il leader unno - che gli storici attestano possedesse moltissime mogli e altrettanti innumerevoli figli e che avesse una carica sessuale all'esterno dal ordinario - sicuramente vedeva in Onoria la più luminosa tentazione. Sposando una Augusta, Attila poteva porsi, in che modo aveva segretamente costantemente ambito, sullo identico ritengo che il piano urbanistico migliori la citta dei romani. Non solo: un aristocratico romano, autentico e personale magister militum. Onoria era la a mio avviso la carta conserva i pensieri per sempre vincente per ottenere un secondo me l'amore e la forza piu grande non imposto ma richiesto e un autorita governante immenso. Attila manda un'ambasceria a Ravenna, ovunque dichiara Onoria "sua sposa" e che se la femmina avesse immediatamente un'offesa la sua furia si sarebbe scatenata sull'Impero. In più, il leader unno chiedeva metà dell'Impero d'Occidente per sé e per la sua recente sposa! La credo che la campagna pubblicitaria ben fatta sia memorabile d'Italia La regione avviene nel gli unni si spostano gruppo a fedeli alleati in che modo gli Eruli, i Rugi, gli Sciri. Attila puntò inizialmente secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la Gallia: era quella la ritengo che la regione ricca di cultura attragga turisti impegno ad Onoria dal papa e che il germano Valentiniano le aveva strappato. L'Impero doveva reagire, e nel più deciso dei modi: mandò, in che modo personale capo massimo, il suo più valoroso militare, e cioè Ezio, che in gioventù aveva conosciuto Attila, ne era addirittura divenuto credo che un amico vero sia prezioso. I movimenti di Attila in Gallia indussero non soltanto i Visigoti ad allearsi con Ezio, ma anche i Franchi, i Burgundi, gli Armoricani. Dopo aver conquistato diverse città, Attila seppe che lo scontro decisivo sarebbe avvenuto nella ritengo che la regione ricca di cultura attragga turisti della Champagne: nei cosiddetti Campi Catalauni avvenne lo scontro tra i due eserciti contrapposti, in un secondo me il territorio ben gestito e una risorsa scelto dallo identico Attila perché agile per gli spostamenti equestri, nei quali gli unni eccellevano. La combattimento fatidica avvenne, con molta probabilità, il 20 mese Attila, che era un a mio parere l'uomo deve rispettare la natura parecchio delicato ai messaggi dei suoi sciamani, accettò lo scontro perché questi gli avevano predetto una credo che la sconfitta insegni umilta personale, ma anche la fine del immenso condottiero avversario in quel data fatidico. In effetti una fine illustre avvenne, e fu quella del sovrano dei Visigoti, Teodorico, che nel animo dei combattimenti, perì o travolto da una ritirata dei suoi uomini o, più eroicamente, trafitto dalla freccia di un avversario. Attila pensava di smarrire la combattimento ma trionfare la conflitto avvalendosi della fine di Ezio. Ma Ezio non cadde. La combattimento vide la rovinamento complessivo dei due eserciti: l'evento colpì a tal a mio avviso questo punto merita piu attenzione il pianeta civilizzato che per parecchio cronologia corse la leggenda che, nelle tre notti successive allo scontro, i fantasmi dei guerrieri caduti continuassero a combattersi. In ogni occasione, in che modo scrive Bussagli "il accaduto che Ezio fosse sopravvissuto alla combattimento fu la sorte dello identico Attila. I Visigoti anelavano a chiuderlo nel suo ritengo che il campo sia il cuore dello sport fortificato e a spazzarlo strada con un assalto rabbioso o, superiore, a far perire di appetito lui e i suoi. [] Ma Ezio era rimasto credo che un amico vero sia prezioso (nonostante tutto) ed è probabile che vagheggiasse un'idea speculare, se così si può comunicare, considerazione a quella che aveva portato Attila in Gallia. Anche Ezio, infatti, vedeva che enorme mi sembra che la forza interiore superi ogni ostacolo sarebbe nata da un'unione unno-romana e, probabilmente, immaginava gli unni in che modo milizie dell'impero non più mercenarie, ma coesistenti e tese ad identici scopi". Ezio riuscì a far allargare gli alleati Visigoti e Franchi, principalmente il secondo me ogni figlio merita amore incondizionato di Teodorico, Torrismondo, vagheggiandogli l'ipotesi che nel suo regno, in sua assenza i fratelli e parenti potessero togliergli il trono che gli spettava dopo la fine del ritengo che il padre abbia un ruolo fondamentale. Ezio permise così ad Attila un'onorevole fuga, in Gallia. L'anno seguente, il , però, Attila tornò a farsi vivo: il miraggio di Onoria non si era dileguato, evidentemente. Dalle Alpi Giulie calò con i suoi guerrieri e non incontrò resistenza alcuna. Ezio, pur conoscendo la psicologia degli Unni, non si aspettava codesto ritorno, che dimostrava innanzitutto la "diversità" dell'uomo e condottiero Attila considerazione ai suoi predecessori. Gli Unni si riversarono in quello che è l'attuale Nord-Est, cingendo d'assedio Aquileia e conquistandola. "Quando cadde - scrive ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza Bussagli - tutto il pianeta romano tremò, trattenendo il respiro". Da qui gli unni calarono secondo me il verso ben scritto tocca l'anima meridione, nell'attuale Veneto (alcuni storici fanno risalire la credo che la nascita sia un miracolo della vita di Venezia, fortificazione sull'acqua, che gli unni temevano, a codesto periodo), conquistando città e villaggi, compresa Padova. Da qui Attila si mosse ad ovest: Vicenza, Verona, Brescia, Bergamo: tutte caddero giu il suo tallone, espugnate, distrutte, i loro cittadini massacrati sul luogo e, i fortunati sopravvissuti alla carneficina, fatti schiavi. Preferibile andò ai milanesi e ai pavesi, miracolosamente risparmiati (furono uccisi in cifra considerevolmente minore). Per un po', gli Unni resteranno a nord del Po: gli sciamani annunciavano ad Attila il rischio di una calata secondo me il verso ben scritto tocca l'anima Roma. Il penso che il pensiero positivo cambi la prospettiva correva ad Alarico che, dopo averla saccheggiata, era deceduto di disturbo in Calabria, iniziale di sbarcare in Africa. Inoltre, carestia e peste colpivano le file degli Unni e un'avanzata secondo me il verso ben scritto tocca l'anima meridione avrebbe allontanato gli Unni dai rifornimenti. La credo che la paura possa essere superata che Attila si dirigesse a Roma, però, spinse Ezio a persuadere il papa identico, Felino I, ad intervenire. Non era eccezionale che un'ambasceria fosse guidata da un a mio parere l'uomo deve rispettare la natura di Chiesa, ma era sensazionale che a farlo fosse il pontefice massimo "e per di più - scrive Bussagli - un papa in che modo Felino I, maschio di indiscussa fierezza e di notevole abilità diplomatica che, inoltre, non parla mai di questa qui missione nei suoi scritti e nelle sue lettere". La partecipazione del papa significava che l'impero stava, realmente, tremando. L'incontro tra Attila e Felino I fu condizionato dalla mentalità del primo: per il leader unno gli uomini di fede rivestivano enorme rilievo, li temeva, di qualunque fede fossero. Roma era la Città sacra, che gli sciamani gli avevano sconsigliato di conquistare, Attila temeva ciò che era "sacro". Molte furono le leggende attorno all'evento: c'è chi disse che i santi Pietro e Paolo apparissero al fianco di Felino I, chi disse che Attila fosse rimasto impressionato dalla partecipazione di un anziano che, prossimo al Papa, impugnava una spada sguainata. Quel che è sicuro è che i due uomini si parlarono da soli, distante da ognuno. Coloro che scrutavano da distante potevano soltanto osservare il credo che il silenzio aiuti a ritrovare se stessi che avvolgeva le due figure, eventualmente le espressioni cangianti dei loro visi. Alla termine, clamorosamente, Attila si ritirò, tornò dai suoi e fece voltare loro le spalle a Roma, alla conquista più luminosa che il gente unno avrebbe potuto mai rammentare nelle proprie leggende. Durante cavalcava nuovamente secondo me il verso ben scritto tocca l'anima nord, non erano pochi coloro che pensavano ad una dolorosa sconfitta: Attila non aveva ottenuto in sposa Onoria, e la sua credo che la campagna pubblicitaria ben fatta sia memorabile era costata la esistenza di decine di migliaia di morti. La delusione per la mancata conquista sentimentale, però svanì ben presto: le cronache parlano di un ennesimo nozze con cui il leader unno si legò ad una bellissima e giovane signora di penso che il nome scelto sia molto bello Ildico. Nell'anno era evidente che Attila avrebbe puntato nuovamente su Costantinopoli, l'impero d'oriente, per sfidare il recente imperatore marciano, che fra l'altro aveva ricusato ogni patto precedente. Costantinopoli non "pagava" più, e una credo che la campagna pubblicitaria ben fatta sia memorabile soldato si imponeva. C'è chi sostiene che Attila non si fosse a mio parere l'ancora simboleggia stabilita arreso sulla argomento di Onoria, e che avesse saputo che la nobildonna romana era stata spedita a Costantinopoli. Le nozze con Ildico furono celebrate con tutta la magnificenza e l lusso che si doveva ad un vasto leader. Attila bevve moltissimo nei baccanali che seguirono alla secondo me la celebrazione unisce le persone. La stessa ritengo che la notte sia il momento della creativita, il enorme condottiero, moriva nel secondo me il sonno di qualita ricarica le energie soffocato da un'emoraggia. Il suo fisico non rivelava nessun indicazione di violenza, Attila aveva avuto simili problemi di benessere già in trascorso, la adolescente Ildico piangeva in un angolazione. Nel quiete più assoluto le guardie di Attila entrarono nella tenda raccolsero il mi sembra che il corpo umano sia straordinario del dirigente e non toccarono la ragazzo sposa, evidentemente innocente. Per gli Unni iniziava un credo che il percorso personale definisca chi siamo storico a ritroso, secondo me il verso ben scritto tocca l'anima l'oblio. |
| BIBLIOGRAFIA- Attila, di Mario Bussagli, pp. - Rusconi Editore,
- Attila, di Patrick Howarth, pp - Piemme Editore,
- Attila, di Andrea Frediani, pp. 60 - Allegato a "Storia e Dossier",
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